Pensiero illusorio

Il pensiero illusorio induce a pensare e a fare ciò che desideriamo invece di ciò che razionalmente è possibile fare.

Corrisponde all’inglese wishful thinking, ossia pensiero desideroso, pio desiderio. Di fronte alla cruda realtà predilige il piacere, il conforto, la consolazione, fino a giungere all’ottimismo irrealistico del dire “andrà tutto bene” proprio quando ci si trova veramente nei guai o si sta correndo un grosso rischio. E’ un modo di pensare che si basa sulle emozioni, i desideri, le illusioni, invece di esaminare la situazione valutandone con calma i pro e i contro.

Una visione ottimistica è positiva e perfino necessaria per affrontare le difficoltà della vita e i rischi insiti in qualsiasi impresa o iniziativa, altrimenti si resta paralizzati come gli agorafobici che hanno paura perfino di uscire di casa. Valutare i pro e i contro rientra nel modo corretto di pensare. Se invece tendiamo a vedere solo i vantaggi, solo quello che ci fa piacere, distogliendo lo sguardo per non vedere ciò che non ci piace, dalla valutazione di fatti e situazioni cadiamo nelle pie illusioini, che per un po’ ci aiutano anche, ma che fatalmente si trasformeranno in amare disillusioni.

Indursi a pensare in modo positivo fa parte dell’autoinganno terapeutico, dove si prescrive al paziente di immaginare se stesso come se non avesse più il problema che lo angustia (fantasia del miracolo). L’autostima è importante per affrontare la vita con sufficiente sicurezza di sé. La profezia che si autoavvera ci dà forza e fiducia (“ce la farò, lo so, lo sento”). Anche nel rapporto con gli altri, se io penso di non piacere sarò schivo e chiuso in me stesso, quindi anche gli altri mi tratteranno con distacco e diffidenza. Se invece penso di piacere, sarò più aperto e sorridente, e quindi riuscirò più simpatico confermando la mia convinzione. Lo stesso accade se considero l’altro simpatico o antipatico, intelligente o stupido, inducendolo col mio comportamento ad essere effettivamente come me lo aspetto.

Il pensiero illusorio invece prende corpo quando ci intrappoliamo dentro di esso, e così comincia a diventare disfunzionale, perché ci porta a fare scelte sbagliate, o ad insistere in qualcosa di negativo. Un escursionista che affronta una difficile ascensione senza adeguata preparazione solo perché confida nella sua buona stella, è un po’ come un giocatore che fa una grossa puntata perché si sente fortunato. Il pensiero illusorio prende il sopravvento quando siamo in preda ad un forte coinvolgimento emotivo, come durante un innamoramento in cui non vediamo le reali qualità della persona amata, ma quelle che ci piace vedere in lei, e che continuiamo a vedere anche quando il rapporto diventa tossico e dovrebbe indurci a ben altre considerazioni.

L’illusione vince di fronte ai ragionamenti di chi ci sta vicino e tenta di aprirci gli occhi, anzi, più costui tenta di disilluderci, più l’illusione si rafforza. Tirarsi fuori dal pensiero illusorio perciò è molto difficile: lo sapeva bene Cassandra che diceva il vero ma non veniva creduta. Possiamo aiutarci con strumenti e metodi di analisi come la SWOT che ci fa prendere in considerazione i pro e i contro del presente e del futuro, di noi e degli altri, o come il cappello nero dei Sei Cappelli di De Bono, che ci fa razionalmente pensare ai rischi e alle probabilità di insuccesso di ciò che stiamo facendo, o con l’attenta analisi dei dati in nostro possesso. I cruscotti aziendali servono proprio a tenere sempre sott’occhio i dati nel loro evolversi, e i supporti decisionali aiutano negli orientamenti strategici. Se non ce la facciamo da soli dobbiamo ricorrere ad altri, dall’amico fidato al collega che gode della nostra stima, fino a coach e terapeuti che possono mettere in atto prescrizioni capaci di lacerare il velo che avvolge la nostra testa, del tipo della fantasia peggiorativa.

In conclusione perciò siamo pure ottimisti e affrontiamo la vita con fiducia, ma siamo cauti, prepariamoci, documentiamoci, consigliamoci con chi ne sa più di noi e dotiamoci di strumenti e metodi che ci rimettono al posto giusto nel rapporto con noi stessi, con gli altri e col mondo. Se da un lato è importante sentirsi bene, dall’altro è saggio misurarsi la temperatura con un termometro per essere sicuri di non avere la febbre.