Obiettivo: struttura gerarchica

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Nell’uso comune che facciamo della parola “obiettivo” sono compresi un insieme di significati che vanno dallo scopo e dal risultato di una singola azione fino allo scopo di una strategia o di una organizzazione.

Obiettivo: struttura gerarchica

Cerchiamo perciò di strutturare in modo gerarchico questi significati, con l’esempio concreto del calcio.
A livello più alto e generico c’è la missione, lo scopo, il perché si fa una cosa. Nel calcio è formare una squadra vincente. Poi abbiamo l’obiettivo primario, il risultato principale. Nel calcio è ottenere un buon piazzamento in classifica, possibilmente vincere il campionato annuale. Per raggiungere l’obiettivo primario bisogna raggiungere obiettivi secondari. Nel calcio bisogna vincere le partite, pareggiare le più difficili, perderne il meno possibile. Per raggiungere gli obiettivi secondari bisogna colpire il target con azioni tattiche. Nel calcio bisogna cercare di mandare la palla nella rete avversaria, ed evitare che arrivi nella propria rete. Infine ci sono i passi specifici che permettono di raggiungere il target, i goal. Nel calcio sono per l’appunto i goal, ovvero i palloni che entrano nelle reti. Il nostro target è fare sì che i goal fatti all’avversario siano più di quelli subiti.

La missione non è misurabile, tutti gli altri obiettivi lo sono. La misura dell’obiettivo primario è la posizione rispetto ai concorrenti. La misura dell’obiettivo secondario è il risultato della partita, il punteggio, il fatturato di un prodotto, l’utile di un trimestre. Il target si misura con dati specifici: nel calcio sono i tiri in porta, le azioni, i falli, i calci d’angolo. Il goal si misura con il punteggio previsto: nel calcio ogni pallone in rete vale un punto, nel tiro con l’arco il punto cresce se ci si avvicina al centro.

In qualsiasi iniziativa o progetto, prima di partire bisogna definire gli obiettivi, perché da essi dipendono le strategie, ovvero i percorsi che portano a raggiungerli. In alcuni casi si può indicare una meta o un obiettivo primario senza specificare obiettivi secondari e target. In altri casi è bene specificare i risultati da conseguire e gli svantaggi che deriverebbero dal fallimento.

Le gerarchie di obiettivi si riferiscono alle posizioni gerarchiche dei responsabili. L’obiettivo dell’amministratore delegato è più ampio di quello del direttore commerciale, quello del caporeparto è più ampio di quello dell’operaio. Una gerarchia di obiettivi dovrebbe avere la stessa metrica (fatturato, ore lavorate, costi).

Bisogna separare i valori dagli scopi. I valori hanno a che fare con il senso e il significato di ciò che siamo e che facciamo e si riferiscono agli obiettivi principali. Gli scopi sono i risultati che vogliamo conseguire, e che dovrebbero essere il più possibile coerenti con i nostri valori e i nostri principi, e si riferiscono agli obiettivi secondari. Per risalire da un obiettivo secondario o di scopo ad un obiettivo primario o di valore ci si può chiedere: “perché è importante?”. “Bisogna mandare il pallone in rete” “Perché?” “Per vincere la partita” “Perché dobbiamo vincere la partita?” “Per conquistare lo scudetto”. Valori e scopi possono essere intercambiabili e dipendono dal punto di vista e dal contesto. L’attaccante ha lo scopo di mandare la palla in rete ingannando difensori e portiere avversari. Il portiere ha lo scopo di impedire che la palla vada in rete. Se un giocatore sta per lasciare la squadra, il suo obiettivo primario è giocare bene per aumentare il suo valore sul mercato, non vincere lo scudetto, che invece è l’interesse primario del presidente della squadra.

Un buon management cercherà di armonizzare i valori e gli scopi dei collaboratori di livelli diversi, in modo da motivarli a vincere senza esasperare la competitività, e a saper collaborare con gli altri per fare squadra.