Quattro tipi di resistenza al cambiamento

Resistenze al cambiamento

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Giorgio Nardone ha portato in Italia le teorie del Mental Research Institute di Palo Alto, la celebre scuola di Bateson, Watzlawick, Haley e compagni. Il problem solving strategico applica a problemi individuali e aziendali le tecniche della psicoterapia breve, secondo cui il problema si risolve cambiando le soluzioni che finora erano state adottate senza successo.

Il modello strategico di resistenza al cambiamento presenta quattro fasi, che possono essere applicate l’una dietro l’altra o indipendentemente l’una dall’altra. Quando vogliamo far fare qualcosa a qualcuno, possiamo partire presumendo che sia collaborativo, che abbia quell’atteggiamento per cui, se ha capito bene che cosa deve fare e perché, la fa. 

Se invece non la fa, possiamo presumere che sia bloccato, ossia che abbia capito che cosa deve fare, ma ha qualcosa che gli impedisce di fare. Con questa persona dobbiamo andare oltre la razionalità, e puntare sulla motivazione, sul piacere, sulla paura, ossia su una paura più grande di quella che blocca la persona (se non fai ciò che ti dico, ti potrà succedere che…). 

Se continua a non fare, potrebbe essere un oppositivo, il famoso bastian contrario che dice sempre di no. A costui va prescritta l’opposizione, creandogli il doppio legame che lo costringe ad opporsi all’opposizione, e quindi a fare quello che vogliamo (“so che non farai ciò che ti dico, e infatti non mi illudo che tu lo faccia”). Per opporsi alla mia sfiducia, farà ciò che gli ho chiesto.

Se neanche questo funziona, potremmo trovarci di fronte ad un soggetto che non è né collaborativo né oppositivo, ad un delirante che semplicemente non ci risponde a tono e insegue solo i suoi deliri. Con questo soggetto dobbiamo entrare in quei suoi deliri rincarando la dose con un linguaggio incomprensibile (la famosa supercazzola del film “Amici Miei”), e solo alla fine piazzare in modo comprensibile la nostra richiesta. Il soggetto, che spesso è un top manager, non può fare la figura di chi non ha capito nulla, e si attaccherà all’ultima, innocente frasetta che contiene la nostra richiesta di cambiamento.