Teoria della bellezza
Quale dl queste due immagini è più “bella”, la silenziosa semplicità zen di sinistra o il chiassoso e affastellato arredamento di destra?
La teoria della bellezza proposta da Jürgen Schmidhuber, direttore dell’Istituto per l’AI di Monaco di Baviera, sostiene che di fronte ad un volto, un’opera d’arte, un percorso, una veduta, consideriamo più “bello” ciò che per noi è più semplice da comprendere e da ricordare. La teoria va applicata anche all’informazione, come aveva sostenuto Gregory Chaitin studiando le complessità algoritmiche. A parità di risultati, più un algoritmo è semplice, più costituisce una soluzione elegante del problema. Semplicità significa anche ottimizzazione di percorsi, quindi minor tempo e costi ridotti.
Schmidhuber sviluppa la legge di Moore, limitata ai microprocessori, ampliandola all’innovazione dirompente, secondo cui i periodi di tempo che intercorrono fra un salto tecnologico e il successivo diminuiscono in modo esponenziale. Questa accelerazione dovrebbe portare nel 2050 alla realizzazione di una intelligenza artificiale di livello superiore, per cui tutto cambierebbe in modo radicale, perché alla maggiore potenza si aggiungerà maggiore eleganza dei processi, e quindi più efficienza.