Autonomia

atlante management

Le organizzazioni dell’età industriale si riferiscono al modello della macchina, quelle dell’età postindustriale si riferiscono al modello dell’organismo che vive in modo interdipendente in un ambiente. La macchina è prevedibile, risponde ai criteri di progettazione, direzione e controllo, fa quello per cui è programmata. L’organismo è un insieme di componenti che si comportano in modo autonomo spesso all’insaputa dell’intelligenza centrale, si autoregolano e segnalano solo situazioni anomale. In un essere umano il cervello cosciente può decidere di far sedere il corpo, fargli alzare un braccio, ma non sa e non può dire al fegato o alla tiroide che cosa devono fare; essi funzionano per conto loro senza bisogno di ricevere ordini, e segnalano problemi solo con dolori, pallori, febbri. Dal nostro corpo ci aspettiamo che i singoli organi che lo compongono facciano il loro lavoro senza bisogno di nostri ordini. Noi dobbiamo solo metterli in condizione di funzionare al meglio, nutrendo il corpo in modo equilibrato, tenendolo al caldo o rinfrescandolo, facendo vita sana. L’organismo vive nel suo ambiente prendendo risorse come aria, acqua, cibo, spazi vitali, rilasciando rifiuti, modificando l’ambiente insieme con altri organismi. In tal modo riesce a sopravvivere nel bello e nel cattivo tempo, al caldo e al freddo, nell’abbondanza e nella penuria, in un piccolo paese o in una grande metropoli. A loro volta gli organismi costituiscono popolazioni, società, città, aziende che si comportano come organismi via via più complessi.

Le organizzazioni moderne si comportano come organismi. Hanno una struttura a rete, i cui nodi sono costituiti da organizzazioni più piccole, ognuna con il suo scopo. Questi organismi sono sistemi complessi, che vivono in un ambiente che a sua volta è un mega sistema ancora più complesso. Le variabili sono tali e tante che è impossibile controllarle tutte. Perciò i componenti del sistema, una volta stabilita la loro funzione, sono lasciati liberi di comportarsi come vogliono, purché contribuiscano al sistema in modo funzionale.

Ecco dunque che le organizzazioni di oggi non possono prescindere dal concetto di autonomia, parola di origine greca che significa auto-regolamentazione. Le organizzazioni a rete, con collaboratori che lavorano in modo smart sparsi per territori vasti, con mercati e tecnologie in continua evoluzione, sono troppo complesse per poter essere gestite con i criteri tradizionali. La gestione del caos e dell’imprevedibile si regge su organi che si regolano da soli, dalle singole cellule a strutture sempre più complesse, dai singoli lavoratori a gruppi di lavoro, unità produttive, uffici, settori, filiali, sedi, fino a tutta la rete degli stakeholder interni ed esterni.

L’autonomia è libertà di agire da soli, di prendere decisioni senza la necessità di ricevere specifiche direttive o approvazione da livelli più elevati di gestione. Il web ha dato agli individui gli strumenti che  consentono loro di agire in modo indipendente e in luoghi e tempi diversi. Il management evolve dal comando e controllo alla guida e al supporto di elementi che hanno la libertà di connettersi, di dare un contributo, di creare, di scegliere, di accettare le sfide, per raggiungere uno scopo condiviso.

L’organizzazione vincente è una rete fatta di nodi autonomi e cooperanti; non risponde a una funzione di comando centralizzata; è in grado di autoprogettarsi. L’apparente contraddizione del nuovo management è la capacità e l’intenzione di perdere il controllo dell’organizzazione, sapendone conservare la guida. Il senso di ciò che si fa e dell’impresa stessa emerge alla fine delle conversazioni, non viene detto all’inizio dal capo, che ha solo la funzione di favorire il conseguimento degli obiettivi dell’organizzazione, coniugandoli però con quelli di autorealizzazione e autosviluppo delle persone che in essa lavorano.

La leadership non è accentrata, è distribuita a tutti i livelli, perché individui e gruppi autonomi devono saper definire e risolvere problemi prendendo decisioni senza impegolarsi in lungaggini burocratiche o attendere disposizioni dall’alto. Il capo è un coach che ha la funzione di favorire l’assunzione di responsabilità e l’autonomia dei collaboratori, concedere loro delega, responsabilizzarli e motivarli, fornire input e feedback per indirizzare al meglio le energie, ma lasciare libertà di scegliere le modalità di svolgimento di un compito, concedere potere per formare altri futuri leader o co-imprenditori.
L’organizzazione agile utilizza lo smart working che richiede collaboratori affidabili e responsabili, che rispettano scadenze ed impegni senza bisogno di essere controllati e di timbrare il cartellino. E sviluppa progetti in modo agile, con i team scrum che durante lo sviluppo del ciclo produttivo non devono essere disturbati da alcuna interferenza.

Lavoro di gruppo, iniziativa, creatività, spirito imprenditoriale, soluzione dei problemi, apertura al cambiamento sono le qualità necessarie ad un lavoratore o ad un gruppo autonomo. Ma anche autoapprendimento, con cui si gestisce il proprio sviluppo e aggiornamento, evolvendo dalla dipendenza all’opposizione, all’indipendenza e all’interdipendenza che ci rende capaci di decidere e agire da soli, di collaborare con altri, di partecipare a progetti o di gestirli.