Smartphone

atlante – gestione a vista

Lo smartphone è il tipico esempio di innovazione dirompente, tale da cambiare mercati, modelli di business, paradigmi di comportamento. E’ anche un esempio di innovazione diffusa, giacché gli attuali smartphone sono il risultato di ricerche svolte fin dai primi anni ’70 del secolo scorso, e la loro straordinaria efficienza deriva dalla collaborazione fra produttori di hardware e di software, ricercatori di connettività e gestori di reti, sviluppatori di applicazioni per gli usi e nei campi più svariati.

 

La ricerca e lo sviluppo di nuove idee e nuovi prodotti si è svolta su due concetti progettuali:

– un prodotto che fa tante cose,

– tanti prodotti che fanno una cosa sola nel modo più facile, economico ed efficiente possibile.

Lo smartphone appartiene al primo concetto, l’apricancello o il telecomando video al secondo.

 

Le prime apparizioni di radiotelefoni portatili risalgono agli anni ’50, e i primi telefoni cellulari commerciali furono proposti dalla Motorola negli anni ’70. Ma solo negli anni ’90, grazie alle tecnologie digitali, l’apparecchio diventa piccolo, leggero e alla portata di tutte le tasche, se pensiamo che un apparecchio Motorola dei primi anni ’80 pesava 2 kg e costava 4.000 dollari! Oggi uno smartphone ricondizionato di fascia media pesa poco più di 100 grammi e costa poco meno di 100 euro.

Il telefonino, che inizialmente serve solo per telefonare e scambiare messaggi SMS, ha avuto una rapida diffusione e in poco più di un decennio diventa un fenomeno sociale. Ma la vera svolta sociale più che tecnologica, dato che la tecnologia degli apparecchi e delle reti di trasmissione era già evoluta, avvenne nel 2007 con il lancio dell’Iphone della Apple, un apparecchio con cui si potevano fare videochiamate, foto e riprese video, registrazioni sonore, e tante altre cose.

miniaturizzazione dei telefoni cellulari

Nella foto in alto si vede il primo Motorola, che si usava solo per fare e ricevere chiamate, e si montava soprattutto sulle auto di alta gamma.

La foto in basso mostra l’evoluzione nel tempo della grandezza, della forma e della funzione dei telefoni cellulari. E’ da notare che con lo sviluppo delle connessioni veloci, dell’uso di immagini e video e del touch screen, il monitor tende a occupare tutto il campo dell’apparecchio che si ingrandisce di nuovo per offrire una migliore fruizione dell’immagine.

Oggi uno smartphone lo vediamo in mano a chiunque, ricchi e poveri, vecchi e bambini, gente che ci lavora e gente che ci gioca. Ma che cosa succede nella comunicazione visiva e nella gestione a vista quando ognuno di noi ha in tasca, sempre pronto all’uso, uno studio di produzione, trasmissione e ricezione multimediale con cui ci si può scambiare foto e video, leggere le ultime notizie, farsi guidare dal navigatore satellitare, ascoltare tutta la musica possibile?

La prima considerazione è la multimedializzazione della vita quotidiana. Prima dello smartphone, se volevamo fare una foto dovevamo deciderlo in anticipo e procurarci una fotocamera. Se volevamo fare un video dovevamo procurarci una videocamera o ingaggiare un cameraman. Con lo smartphone foto e videocamera ce le abbiamo sempre in tasca, pronte all’uso. Ne deriva una banalizzazione della ripresa, che ora usiamo anche per ricordarci dove abbiamo parcheggiato l’auto o semplicemente come lente d’ingradimento per leggere una scritta troppo piccola. Facciamo così una quantità di foto usa e getta, che vanno a mischiarsi con quelle di ciò che mangiamo al ristorante o dell’ultimo fiore sbocciato nel giardino. Poiché usiamo il telefono in verticale quando telefoniamo, usiamo l’inquadratura verticale anche per le riprese, a prescidere dalle caratteristiche del soggetto, perché non ci sembra di avere in mano una fotocamera, ma un telefono che fa anche le foto. Potenzialmente siamo tutti foto o videoreporter, perché se assistiamo ad un icidente o ad un fatto di cronaca, non abbiamo da fare altro che tirare fuori lo smartphone e riprendere ciò che vediamo. Questo porta ad avere documentazioni a volte diverse dalle agende ufficiali dei media, come nel caso di movimenti politici di piazza o di scontri con la polizia, o di avere documentazioni di eventi straordinari proprio mentre accadono, come il crollo di unn viadotto o un incidente in autostrada.

orientamento dell'inquadratura

Gli smartphone attuali si presentano come un monitor che occupa tutta la superficie dell’apparecchio, che in genere si tiene in verticale, per la maggiore comodità nel telefonare e nello scorrere i contenuti con il dito. La maggior parte delle persone tiene il telefono in verticale qualsiasi cosa faccia, anche se riprende o guarda immagini con sviluppo orizzontale. Potremmo dire che solo i fotografi, i cameramen e quelli chhe trattano le immagini in modo prevalentemente professionale ruotano il telefono per inquadrare correttamente soggetti con sviluppo orizzontale.

La multimedialità si estende alla possibilità di effettuare chiamate audio e video gratuite in tutto il mondo, alla navigazione satellitare, alla condivisione immediata di immagini e filmati, ad una interazione più efficace di parole e immagini perché possiamo mostrare ciò che stiamo descrivendo, oppure possiamo accedere ad informazioni verbali relative a ciò che stiamo inquadrando con l’obiettivo dello smartphone, con ricerche immediate sul web o con programmi di realtà aumentata.

La multimedialità dello smartphone realizza in pieno la tendenza messa in luce nel 1980 dal futurologo Alvin Toffler, che indicava nel prosumer il nuovo tipo di persona che al tempo stesso è produttore e consumatore di beni, servizi, informazioni, ma soprattutto dati.

Tramite lo smartphone possiamo ricevere programmi radio e tv, in diretta o in streaming, ma possiamo ache trasmettere podcast, video, riprese in diretta di eventi. I traduttori sempre più intelligenti ed efficienti traducono in tempo reale, quindi possiamo scambiare messaggi e contenuti in tutto il mondo.

La produzione più massiccia a cui contribuiamo anche senza accorgercene è il continuo sciame di dati che ogni giorno lasciamo intorno a noi, sia nel mondo fisico, sia in rete, soprattutto con l’uso dello smartphone. Per esempio, se vado al bar e mi prendo una birra, produco solo i dati dello scontrino del registratore di cassa. Ma se mi faccio un selfie mentre bevo la birra e lo condivido con gli amici su Whatsapp, lascio in rete un insieme di dati: la data e l’ora del mio consumo, il tipo di birra, il luogo in cui mi trovo, e i miei dati personali. Il navigatore satellitare registra tutti gli spostamenti che faccio in auto, il contapassi registra quelli che faccio a piedi, il misuratore della pressione registra i miei dati cardiaci, e così via. Gli stumenti di analisi dei big data utilizzano tutti questi dati come materia prima con cui tracciano il mio profilo e mi inseriscono in un cluster a cui inviano messaggi mirati di pubblicità o suggerimenti di libri, film, post per social. Una cospicua quantità di dati viene prodotta dalla nostra attività ludica di intrattenimento sui social network e con i giochi on e off line che possiamo fare da soli o con altri.

smartphone samsung e i-phone

A sinistra un Samsung e a destra un I-Phone molto evoluti e di fascia alta, presentano un monitor sul davanti e fino a cinque obiettivi con focali diverse sul retro per riprendere immagini dettagliate anche a notevole distanza. Le prestazioni fotografiche di questi apparecchi sono molto elevate e sofisticate, e includono vari automatismi oltre la messa a fuoco e l’esposizione, fra cui ammortizzatori di movimento nellle riprese e ottimizzazioni mediante intelligenza artificiale. Usano anche il formato professionale ROW per una maggiore quantità di informazioni da trattare in postproduzione.

Lo smartphone, già di per sé così potente, può essere ulteriormente potenziato con accessori audio come altoparlanti, microfoni e cuffie, obiettivi con funzionalità fisheye, grandangolare, teleobiettivo e macro, stativi per riprese verticali o minitreppiedi telescopici o con piedi pieghevoli da agganciare ad altri supporti, supporti speciali come lo stabilizzatore gimbal che permette di ottenere riprese fluide e non traballanti anche se fatte mentre si cammina o si corre. Anche se lo smartphone ha il suo illuminatore, che possiamo usare pure come lampada portatile, vi si possono aggiungere kit di illuminazione come gli illuminatori ad anello che fanno una luce priva di ombre. Telecomandi blue ray si possono usare per scattare foto a distanza o per ottenere immagini perfettamente stabili evitando qualsiasi movimento dell’apparecchio.

treppiedi e supporti per smartphone

Da sinistra, un’asta telescopica da usare sia come minitreppiede, sia come estensore per riprese in selfie o dall’alto. Segue un leggero ma stabile treppiede foto e video con testa panoramica per rotazioni e inclinazioni, sacchetto da trasporto e telecomando. Il treppiede con i piedi pieghevoli permette di fare riprese dal basso oppure di attaccare il treppiede su altri supporti come colonne, travi e altro. Infine il gimbal da usare sia come treppiede, sia tenendolo in mano per riprese in movimento.

La tendenza generale degli ultimi tempi è lo spostamento di tutte le nostre attività sullo smartphone, per risparmiare carta e unificare le procedure, come accade per esempio per i biglietti aerei e ferroviari, o per certificati sanitari. Quindi sempre più trascorreremo il nostro tempo davanti ad uno smartphone o un tablet, suo fratello più grosso. Molte operazioni sono facilitate, e con uno strumento così versatile non abbiamo bisogno di portarci dietro tanti altri strumenti.

Ma come tutti gli strumenti, può essere usato male, in modo compulsivo. Ci capita sempre più spesso di vedere grandi e piccini che stando vicini, invece di parlare fra di loro compulsano ognuno il propprio apparecchio, mettendo uno schermo fra sé e gli altri, come per proteggersi da contagi emotivi. E’ come se si avesse paura di interagire col vicino, e si trovi più interessante e rassicurante il contatto virtuale col lontano.La tendenza generale degli ultimi tempi è lo spostamento di tutte le nostre attività sullo smartphone, per risparmiare carta e unificare le procedure, come accade per esempio per i biglietti aerei e ferroviari, o per certificati sanitari. Quindi sempre più trascorreremo il nostro tempo davanti ad uno smartphone o un tablet, suo fratello più grosso. Molte operazioni sono facilitate, e con uno strumento così versatile non abbiamo bisogno di portarci dietro tanti altri strumenti.

Ma come tutti gli strumenti, può essere usato male, in modo compulsivo. Ci capita sempre più spesso di vedere grandi e piccini che stando vicini, invece di parlare fra di loro compulsano ognuno il propprio apparecchio, mettendo uno schermo fra sé e gli altri, come per proteggersi da contagi emotivi. E’ come se si avesse paura di interagire col vicino, e si trovi più interessante e rassicurante il contatto virtuale col lontano.

phubbing

Il phubbing è il comportamento scortese di chi consulta il telefono invece di parlare col vicino, perché è come se lanciasse al vicino il messaggio: “tu non sei abbastanza interessante per me da dedicarti la mia attenzione”.

La nomofobia è l’ansia o la paura di restare senza telefono cellulare, ma oltre a questa si riscontrano altre dipendenze come quelle da gioco, da shopping, da investimenti ad alto rischio.

L’interazione continua con social e messaggerie o la consultazione compulsiva della posta fanno perdere tempo, distogliendo da attività più concrete e produttive e compromettendo attenzione e concentrazione. 

In eventi pubblici come convegni o formazione in aula il conferenziere o il docente hanno difficoltà ad ottenere l’attenzione dell’uditorio, e spesso devono richiedere ai partecipannti di disattivare i loro apparecchi.

In molti casi si richiede una limitazione nell’uso del cellulare, ma più che proibire ritengo utile educare ad usi corretti e guidati da buon senso ed empatia verso gli altri, con un minimo di autodisciplina che ci impone di ascoltare con attenzione chi ci sta parlando, di fare ciò che stiamo facendo senza pensare ad altro, di controllare e limitare il tempo che dedichiamo ai social o alla posta.