ORGI
Edgar Schein, nella sua consulenza di processo, propone il ciclo ORGI come un modello di semplificazione di cicli intrapsichici complessi. Quando ci troviamo di fronte a qualcuno, osserviamo ciò che ci si presenta davanti, reagiamo in qualche modo, giudichiamo in base a ciò che abbiamo visto o ascoltato e alle nostre reazioni, interveniamo, secondo questo ciclo:
- O = osservazione
- R = reazione
- G = giudizio
- I = intervento
Per esempio, se osserviamo un panino, la reazione è che ci piace, il giudizio è che potremmo mangiarlo, l’intervento è che lo mangiamo.
L’osservazione è filtrata da esperienze precedenti, pregiudizi, scelte, che ci fanno notare una cosa e trascurarne altre. Per esempio, dopo aver acquistato una Toyota Yaris, ne vediamo tante altre per strada, che prima non notavamo, in quanto prestiamo un’attenzione diversa se si tratta di una macchina qualsiasi o di una macchina simile alla nostra. Possiamo arrivare a non vedere cose che non ci piacciono, e a credere di aver visto cose che vorremmo vedere.
Non sempre, prima di arrivare ad un intervento, percorriamo le tre fasi che lo precedono. A volte dall’osservazione si può saltare direttamente all’intervento, quando si reagisce d’impulso a ciò che si vede, ed è anche bene farlo, se mentre guido vedo qualcuno che attraversa la strada e automaticamente spingo il piede sul freno. Altre volte invece sarebbe meglio non reagire subito, ma cercare di capire meglio che cosa sta succedendo davanti a noi.
Il processo è semplice, e avviene in ogni momento. Tuttavia, se l’osservazione mi fa vedere una cosa per un’altra, tutto il resto del ciclo è corretto, ma l’intervento non sarà appropriato. Per esempio, se osservo una ragazza in minigonna, la reazione è di attrazione, il giudizio è che è una ragazza disponibile, l’intervento è che le do un bacio. Ma in cambio ricevo uno schiaffo. Perché? Perché la ragazza aspetta il suo fidanzato e si è messa in ghingheri per lui. Quindi la mia catena mi ha portato sulla strada sbagliata.
Per non sbagliare dovrei aspettare, darmi una pausa per giudicare in modo corretto e intervenire in modo adeguato. La cosa migliore, invece di parlare è chiedere e ascoltare, invece di agire è aspettare e capire meglio.
Un buon controllo del ciclo ORGI facilita i rapporti interpersonali, la gestione delle riunioni e il dialogo. La reazione a volte è soffocata, controllata, repressa, altre volte è esagerata e inopportuna: se reagisco impulsivamente ad un’aggressione, può andare. Se però credevo o temevo di essere aggredito, divento io l’aggressore. Non è l’impulsività di per sé a causare difficoltà, è invece l’agire provocato da impulsi non compresi a livello conscio, che quindi non vengono valutati prima dell’azione. Una buona idea è fare un bel respiro dopo aver visto qualcosa, e magari chiedere e ascoltare le risposte per decifrare meglio ciò che abbiamo osservato, e per conoscere le intenzioni con cui il nostro interlocutore ha detto o fatto qualcosa.
Per identificare le trappole del tuo ORGI, ricorda un incidente in cui il tuo comportamento ha prodotto un risultato imprevedibile o indesiderabile. Ricostruisci che cosa hai osservato subito prima del tuo intervento, la tua reazione emotiva, il tuo giudizio e il ragionamento che ti ha fatto scegliere l’intervento che hai realmente fatto. Scrivi tutto, per essere più concreto. Cerca di individuare il punto del ciclo in cui hai sbagliato. Se non trovi errori, chiedi ad un collega se li trova lui. Ripeti l’operazione con altri fatti in cui sei stato coinvolto. Puoi esercitarti da solo o in gruppo, magari lavorando sullo stesso problema o sullo stesso evento.
Per applicare e controllare meglio il ciclo ORGI possiamo combinarlo con i Sei Cappelli. Osserveremo con il cappello bianco, reagiremo con il cappello rosso, giudicheremo valutando i pro e i contro con i cappelli giallo e nero, e infine attueremo il nostro intervento con il cappello blu per pianificare le cose da fare e con quello verde nel caso che servano soluzioni originali e inconsuete.