Creatività

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atlante creatività

Il creativo non necessariamente è un personaggio stravagante e pittoresco. Può essere anche un quieto e grigio impiegato come era Kafka, capace però di trasformare l’ambiente burocratico in cui lavorava nelle inquietanti visioni del Castello e del Processo. Per il sociologo Domenico De Masi, che l’ha studiata a lungo e con ampia prospettiva culturale, la creatività è combinazione di fantasia e concretezza. La fantasia serve per alzarsi in volo, la concretezza per tornare a terra. La fantasia di Kafka lo portava ad immaginare l’inaccessibile castello, la concretezza lo portava a descriverlo minuziosamente per fare in modo che il lettore si immedesimasse nel protagonista.
Qualcosa di simile teorizza lo psicologo Edward De Bono che distingue due tipi di pensiero: il pensiero verticale che approfondisce e costruisce, e il pensiero laterale che svolazza qua e là.
La combinazione fra intuizione e metodo si ritrova anche nella pratica zen che attraverso una vita disciplinata da attività, rituali, sedute di meditazione ricerca il lampo intuitivo dell’illuminazione che apre le porte della conoscenza e trasforma la visione del mondo.

Scendendo nella pratica quotidiana, alterniamo comportamenti automatici e ripetitivi (lavarsi, scorrere facebook, andare in ufficio), comportamenti progettati e pianificati (svolgere un compito, pianificare un percorso, organizzare un evento), comportamenti anomali (il primo amore, fare una strada diversa per l’ufficio, cambiare pettinatura).

A monte di ogni pensiero ed azione c’è qualche problema da risolvere. Se il problema è sempre uguale si ricorre all’abitudine (ci laviamo le mani sempre nello stesso modo). Se è complesso e duraturo lo scomponiamo in problemi più piccoli che progettiamo di risolvere nel tempo. Se è un problema nuovo, o se ci troviamo in una situazione diversa dal solito, dopo aver tentato senza successo soluzioni note, cerchiamo di fare qualcosa di diverso. Ed è qui che interviene la creatività.
Il problem solving quindi può stimolare la creatività, o servirsene per cercare soluzioni inconsuete. Lo slancio creativo va sempre combinato con il metodo. Il pensiero analogico, che opera per somiglianze, per confronti spesso improbabili, ma fruttuosi di nuove prospettive, va combinato col pensiero sistemico, che opera per conseguenze e per larghe sintesi, e aiuta ad orientarsi in situazioni molto complesse e ricche di dati. Il pensiero creativo sospende la critica e accetta qualsiasi soluzione, che solo in un secondo momento andrà sottoposta a critica e a progettazione.

De Bono contrappone il SÌ/NO della logica verticale al PO dell’analogica laterale. PO è l’acronimo di provocative operation, provocazione operativa: è una risposta paradossale, assurda, fantastica, che mette in moto altri meccanismi per ottenere altre soluzioni. Gli elefanti volano? Il pensiero verticale risponde NO. Il creativo risponde PO e inventa Dumbo, l’elefante volante.
La creatività è una dote innata o si può stimolare e migliorare? Indubbiamente ci sono persone più creative di altre, così come ci sono persone che hanno più sviluppato il talento matematico, pittorico, violinistico. Tuttavia lo studio critico di opere dell’ingegno ci aiuta a ritrovare certi meccanismi che possiamo applicare anche ai nostri problemi di vita o di lavoro, specialmente quando dobbiamo trovare qualche soluzione entro domani, come capita a pubblicitari, autori cinematografici, ricercatori. Il metodo russo TRIZ addirittura fa della creatività una pratica di tipo ingegneristico, replicabile e ottimizzabile come qualsiasi altra attività produttiva.

Il Dada e il Surrealismo sviluppatisi agli albori del Novecento sono veri e propri repertori di formule e metodi inventivi. Man Ray realizza nel 1924 la foto che intitola Le violon d’Ingres. Le tecniche creative sono l’imitazione delle bagnanti di Ingres, al tempo stesso citazione estraniazione (spostare il soggetto in altro contesto, dargli un’altra identità, da donna a violino), l’analogia fra le curve dei fianchi femminili e quelle della cassa di un violino, la sineddoche (i particolari delle due effe del violino, a evocare il violino intero). Può darsi che l’artista non abbia pensato a tutto ciò e abbia lavorato di getto, ma i surrealisti usavano metodicamente queste tecniche, che possiamo usare anche noi per far fiorire le nostre idee anche se non siamo Man Ray.