Plot

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Nell’inglese medievale plot significa “piccolo pezzo di terra”. Dalla metà del ‘500, insieme con la variante plat, passa a significare una tavola, una rappresentazione grafica di un territorio, una mappa, un piano strategico o tattico. Un secolo dopo assume il significato di piano d’azione più o meno segreto (con la derivazione complot, nel senso di “congiura”), di tavola cronologica di una successione di eventi accaduti o da far accadere, e quindi di scaletta narrativa. Nel linguaggio cinematografico e letterario il plot è la linea di sviluppo di una storia, basata soprattutto sulle relazioni causa-effetto fra eventi e azioni dei personaggi narrati. Se la sinossi sintetizza la storia in un periodo che si possa scorrere con un’occhiata, e la trama rende conto di ciò che è successo e che viene narrato, il plot estrae e concatena i punti salienti, quelli che influiscono sulla storia e la conducono verso la sua conclusione. Alcuni eventi, per quanto affascinanti, non sono importanti per la dinamica della storia. Per esempio, nei “Promessi Sposi”, il ritratto della mamma che porta in braccio la figlioletta morta di peste, è commovente, ma ininfluente sulla vicenda di Renzo e Lucia. Don Abbondio, per quanto personaggio minore e poco simpatico, determina l’inizio della storia con la sua paura che gli impedisce di celebrare il matrimonio, quindi ai fini del plot è fondamentale.

“il re è morto, la regina è morta” è una storia. “Il re è morto, e poi la regina è morta di dolore” è un plot. Nel primo esempio i due fatti avvengono l’uno dopo l’altro, non necessariamente in relazione fra loro. Nel secondo un evento è causa dell’altro. La storia (fabula) è il racconto di una sequenza di fatti. Il plot include solo gli eventi principali che muovono l’azione, in ordine causale, non cronologico. Per esempio, nel film Titanic, la scena della ragazza che allarga le braccia a prua è memorabile, ma non fa parte del plot, perché non influenza altri eventi.

Il plot ha una sua struttura, solitamente in tre atti: preparazione, confronto, risoluzione. Aristotele dice che nel dramma il plot è più importante dei personaggi: è il sentimento principale provocato dal plot a determinare se una storia è tragica, comica, sentimentale, avventurosa. Nella tragedia il filosofo individua tre punti principali: l’inizio, lo sviluppo e la fine. Da questa struttura deriva la piramide di Freytag, scrittore tedesco di fine ‘800, che divide il dramma in cinque parti: esposizione (presentazione dei personaggi e del problema), azione che sale (conflitto, evento drammatico che spinge all’azione), culmine (punto di svolta della storia), ritorno (eventi che riportano alla normalità), scioglimento (conflitto risolto). Questo schema è molto usato, non solo per la narrativa, ma anche per l’organizzazione di eventi spettacolari e avvincenti.
L’arco narrativo di Chris Vogler, sceneggiatore hoolywoodiano, è uno sviluppo della piramide di Freytag, basato sul “Viaggio dell’eroe” di Campbell. Il protagonista varca una soglia ed affronta una serie di prove sempre più impegnative che lo portano alla conquista di un premio da riportare nella vita ordinaria, secondo uno schema comune a tutte le storie avvincenti.
Christopher Booker propone una struttura con un metaplot e sette plot basilari ispirati agli archetipi junghiani: sconfiggere il mostro; dalla povertà alla ricchezza; cercare qualcuno, qualcosa, se stessi; viaggio (andata e ritorno); commedia (lieto fine); tragedia (triste fine); rinascita, metamorfosi.
Il metaplot è una sintesi degli elementi e delle situazioni di contesto, personaggi, luoghi. Diremo quindi che un plot è una vicenda che si colloca in un suo metaplot. I dispositivi narrativi (plot devices) sono mezzi per far avanzare la storia, servono a motivare i personaggi, creare emergenze, risolvere difficoltà. Un esempio è Ulisse che si cimenta nella gara con l’arco e così inizia lo sterminio dei Proci. Il plot outline è la trama, il soggetto cinematografico. E’ una sintesi narrativa un po’ più ampia di una sinossi, ma all’incirca di una o due pagine, che serve a dare un’idea del contenuto del film da fare.