Narratologia

atlante –  comunicazione

La narratologia è lo studio delle strutture narrative per individuarne caratteristiche e meccanismi che le distinguono da strutture non narrative. Nel giornalismo, per esempio, la cronaca di un evento ha una struttura narrativa, il commento non ce l’ha. Un romanzo ha struttura narrativa, un saggio no.
Poiché le narrazioni si trovano un po’ dovunque, da uno spot pubblicitario ad una relazione di bilancio, la ricerca di una logica potenzialmente universale del racconto e l’analisi delle tecniche narrative richiedono metodologia e studio interdisciplinare.

In un prodotto narrativo vanno distinti la storia e il discorso. La storia è ciò che è accaduto e che viene narrato, nel suo ordine cronologico, logico o casuale. In gergo narratologico è detta anche “fabula”, nel linguaggio comune si parla di trama. Il discorso è la maniera in cui l’accaduto viene narrato e recepito. E’ l’intreccio. Per esempio, la storia è il ritorno delle navi in patria dopo la guerra di Troia. Il discorso è l’Odissea, che racconta le disavventure di una di queste navi e del protagonista Ulisse.

La storia si compone della previsione di un comportamento, della sua realizzazione, del risultato raggiunto o mancato. Le tre fasi possono essere indipendenti, per esempio il comportamento previsto può non avvenire, o essere turbato da un imprevisto. Il discorso può partire dal risultato e poi raccontare che cosa era stato previsto e fatto.
La durata della storia è la coincidenza o meno del punto in cui ci si trova nella storia con il tempo del discorso. Per esempio nella storia il personaggio prima frequenta l’università, poi si laurea. Il discorso può iniziare con la festa di laurea, e poi parlare del corso di studi. Rispetto alla storia, il discorso può fermarsi e riprendere dopo un po’, oppure omettere un pezzo di storia, o tornare indietro. Per esempio nella serie Netflix Murder si va continuamente avanti e dietro di qualche mese, qualche settimana, qualche giorno per sorprendere lo spettatore con eventi inaspettati, e poi raccontargli come ci si è arrivati.

Il discorso può riferirsi ad una sola o a più storie (l’Asino d’oro di Apuleio, che contiene la storia di Amore e Psiche), una storia può essere narrata con uno o più discorsi (il film Rasciomon che racconta lo stesso delitto da punti di vista e con versioni differenti). Il discorso può narrare contemporaneamente due o più storie, saltando dall’una all’altra per creare suspence quando, nel momento risolutivo tanto atteso, ci lascia e passa all’altra storia.

Il racconto è suddiviso in sequenze, unità autonome con caratteristiche proprie. Le sequenze sono narrative se raccontano fatti e azioni; dialogiche quando il narratore cede la parola ai suoi personaggi; descrittive quanto fermano l’azione e illustrano persone, paesaggi, animali, oggetti; riflessive quando riportano pensieri del narratore o dei personaggi; espressive quando descrivono stati d’animo, emozioni, sentimenti dei personaggi. Le sequenze possono susseguirsi o mescolarsi nello stesso racconto, alternando i momenti dinamici (le prime due, narrazioni e dialoghi) con quelli statici, che hanno la funzione di pause nello sviluppo della narrazione (gli altri tre tipi di sequenze).

La narrazione ha un suo schema logico che parte da una situazione iniziale in cui si presentano personaggi, luoghi, situazioni, poi c’è una rottura dell’equilibrio che segna l’inizio della storia, a cui segue l’evoluzione della vicenda verso lo scioglimento che ristabilisce un nuovo equilibrio, e si conclude con la situazione finale che apre spiragli sul futuro dei personaggi.

Passando all’analisi dei personaggi, questi possono essere attivi o passivi se agiscono o subiscono le conseguenze di chi agisce, statici e immutabili o dinamici e volubili, piatti o a tutto tondo. Possono essere descritti a livello fisico, sociale, culturale, psicologico. I ruoli sono il protagonista e l’antagonista che si contendono un oggetto di desiderio, alleati e avversari o doppiogiochisti.

Un testo non narrativo rispecchia il punto di vista di chi scrive o di chi lo ha commissionato. Il testo narrato invece può avere diversi punti di vista. La storia di un amore può essere narrata da lui, da lei, dall’amico, dal genitore.
Il narratore può essere presente nella storia, che può narrare in prima persona come evento avvenuto a lui stesso, o può partecipare come uno dei personaggi, oppure può essere assente, narrando i fatti come se fosse indifferente ad essi, come un testimone più o meno intenzionale o casuale. Può riferire lui stesso i fatti, magari sotto forma di ricordo di tempi passati, o farli dire dai personaggi con loro testimonianze dirette. Quando interpreta la voce narrante (che in un film è una voce fuori campo) usa il tempo verbale imperfetto (“era una notte buia e tempestosa”, “c’era una volta”), la terza persona e il discorso indiretto (“disse di non aver visto nulla”). Quando dà voce ai personaggi usa il discorso diretto, il presente e le altre persone io, tu, noi, voi (nel film sono i dialoghi recitati dagli attori: “Io non ho visto nulla. Voi vedete qualcosa?”).

Può essere onnisciente, come un demiurgo che vede dall’alto tutto ciò che succede, passato, presente e futuro, ciò che i personaggi dicono e fanno ma anche ciò che pensano e sentono ma non dicono (“quando si alzò, riposato e di buon umore, non sapeva che quella sarebbe stata una giornata da dimenticare”). Oppure può scegliere una focalizzazione interna, ossia ne sa quanto i personaggi: per esempio, se il protagonista si avventura in una foresta, anche il narratore non sa che cosa c’è dietro l’albero, e lo scopre insieme col suo personaggio. O addirittura adotta una focalizzazione esterna quando ne sa meno dei suoi personaggi, quando ad esempio non sa se il protagonista tradirà l’amico o no, e lo saprà soltanto dopo la scoperta del tradimento.

Può aver presente un lettore ideale a cui si rivolge direttamente dandogli del tu, coinvolgendolo nella storia, o immaginare un uditorio composto da più persone a cui dà del voi, considerandole osservatori esterni alla storia e facenti parte di una platea, o non immaginare nessuno con una narrazione impersonale e oggettiva. Può informare il lettore di tutta la situazione, o lasciarlo all’oscuro di cose che rivelerà durante lo svolgersi del racconto. Tutte queste modalità possono coesistere nello stesso racconto, o una sola di esse può caratterizzare un racconto intero o una parte di esso.
Infine, può presentare il racconto come opera propria, o come trascrizione ed elaborazione di documenti o di altre opere anche immaginarie, come fece il Manzoni con i Promessi Sposi, fingendo di trascrivere in forma di romanzo il contenuto di un libriccino seicentesco.