Agenda setting

Come mai per un certo periodo tutti parlano di un argomento, e dopo un po’ non ne parla più nessuno?

Cesare Zavattini diceva che un giornale che voglia fare una vera informazione dovrebbe occuparsi di un solo argomento: lui proponeva come giornale “Il Cefis”, che si sarebbe dovuto occupare solo di Eugenio Cefis, il potente personaggio che fu presidente dell’ENI e della Montedison, in modo da seguire gli argomenti in tutti i loro sviluppi, senza abbandonarli per seguire altri argomenti e altri personaggi. Perché Il potere consiste proprio nel far parlare di sé quando conviene o nel far tacere di argomenti che è meglio tenere nascosti.

Il termine agenda setting si riferisce alla costruzione dell’agenda dei media, ossia di ciò di cui si deve parlare in un dato giorno o in un dato periodo. Ma chi lo stabilisce? E come funziona?

Per comprendere il processo ho fatto una mappa grafica. Si parte da sinistra dove c’è la molteplicità degli eventi e delle informazioni, la maggior parte ripetitivi e poco interessanti, e confusi nella folla ci sono anche alcuni eventi e alcune informazioni che possono diventare notizie, secondo il vecchio adagio per cui “se un cane morde un uomo non fa notizia, se un uomo morde un cane fa notizia”. Le informazioni possono essere raccolte da persone che sono sul posto e raccontano o riprendono con lo smartphone quello che vedono, da uffici stampa che provvedono a inviare comunicati, da giornalisti locali che raccontano o intervistano personaggi più o meno noti, da rapporti di polizia, ospedali, istituti finanziari, e infine dai social media. Possono essere perfino inventate o distorte.

Una volta confezionate come documenti, dal rigo di una chat al meme di un social fino ai lanci di agenzia, le informazioni si dirigono verso i canali con cui possono essere diffuse, dai mass media tradizionali ai nuovi media, ma all’entrata trovano un filtro che decide quali di esse sono notizie, hanno cioè sufficienti caratteristiche di notiziabilità, o meno. Il filtro è gestito dal gatekeeper, letteralmente il guardiano del cancello, che decide quali notizie andranno pubblicate, quali archiviate per pubblicazioni future, quali cestinate. Oltre ai criteri di notiziabilità il gatekeeper tiene conto del pubblico a cui si rivolge, della linea editoriale del medium su cui apparirà la notizia, di opportunità politiche, sociali, etiche. Può essere una persona fisica o un ufficio redazionale.

Le notizie ritenute buone vengono inviate alle redazioni che provvedono ad elaborarle per trasformarle in documenti pubblicabili, e operano il framing, l’incorniciatura della notizia, che può essere positiva quando l’evento viene valorizzato e presentato nella luce migliore rispetto al suo contesto, o negativa se l’evento viene criticato e svilito di fronte al contesto e ad eventi concorrenti. Per esempio la scalata solitaria di una parete alpina può essere incorniciata come una impresa di grande coraggio e autocontrollo, oppure di inutile rischio ed esibizionismo.

La notizia ormai confezionata e incorniciata viene pubblicata e raggiunge i pubblici nella cui mente si sviluppa il priming, ossia la rilevanza e riconoscibilità della notizia, dell’evento o del personaggio. In base al priming un personaggio famoso diventa sempre più famoso, e le notizie che lo riguardano diventano più interessanti.

Le notizie che appaiono sui media in un giorno o in un periodo sono le notizie in agenda, ciò di cui si parla al momento. L’agenda setting è la teoria che si occupa del modo con cui viene formata e modificata l’agenda dei media. Secondo tale teoria il potere dei media risiede nella loro capacità di selezionare quali notizie e argomenti trattare, quali eventi, problemi o personalità meritano attenzione e quali invece devono essere ignorati o relegati in secondo piano, e di dare rilevanza a tali argomenti attraverso la frequenza, la prominenza (ad esempio, titoli in prima pagina, aperture di telegiornale, maggiore copertura), il tempo di trasmissione e la ripetizione.

Oltre al che cosa pensare (primo livello) quindi i media suggeriscono al pubblico anche come pensare (secondo livello) su quel determinato argomento, prima con la selezione degli argomenti, poi con la loro incorniciatura.

L’opinione pubblica si forma perciò con la combinazione di agenda setting, framing e priming. Per esempio, l’agenda setting decide che si deve parlare di riscaldamento dei mari interni, il framing lo presenta come mutamento climatico di origine antropica, il priming ci rende sensibili al tema del riscaldamento globale e delle conseguenze socioeconomiche. Questo influenzerà le nostre scelte future, dal voto politico agli acquisti e ai consumi.

Con i profondi cambiamenti avvenuti nella comunicazione negli ultimi decenni anche l’agenda setting ha dovuto evolversi prendendo in considerazione i nuovi media e i nuovi modi di comunicare. Al broadcasting, la larga diffusione unidirezionale da uno a molti, si aggiungono tanti narrowcasting su cerchie più o meno piccole di parenti, amici, colleghi, fino agli influencer seguiti da milioni di follower. E se nella maggior parte dei casi i media bidirezinali e personali riecheggiano i grandi temi dell’agenda dei grandi media, in molti altri casi si generano cerchie di controinformazione, dai critici più smaliziati e raffinati fino ai complottisti più sprovveduti. I grandi mass media accusano i piccoli personal media di essere vittime di troll e fake news incontrollate, ma a loro volta erodono la loro credibilità quando la loro agenda setting obbedisce a interessi e poteri più o meno occulti.

Tuttavia, anche nei media alternativi e nei nostri ambienti social individuali il processo è sempre lo stesso, con la funzione del gatekeeper assunta dagli algoritmi delle piattaforme social e dei motori di ricerca che filtrano le informazioni da far comparire sulle nostre bacheche, dagli argomenti ai meme e perfino ai commenti, scegliendoli in base ai like e alle condivisioni che abbiamo fatto in passato e mostrandoci solo quelli che potrebbero piacerci di più o che sono stati pagati dagli sponsor, chiudendoci sempre di più nelle nostre bolle ideologiche e comunicative con un’azione di priming ricorsiva e potente, anche se silenziosa.